Luigi Alfieri
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Bar Italia, i quadri di Enrico Robusti in mostra

2/4/2004

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Se al mattino, quando vi svegliate, avvertite un’ansia indistinta, una forma sottile di apprensione,  un  disagio appena percepibile. Se il sentimento del tempo che passa vi inquieta. Se vi spaventano le cose che succedono nel cortile di casa o che leggete nei giornali. Se i ceffi televisivi di chi comanda vi fanno un po’ schifo e un po’ ridere. Se, insomma, per dirla con Giorgio Gaber, vi “fa male il mondo”, Fate un salto a “Bar Italia” e potrete vedervi allo specchio.
Bar Italia è la mostra delle pitture di Enrico Robusti . Un crocevia dove si fondono dramma e sarcasmo, disagio e sfrontatezza,  il riso e il pianto, ma, soprattutto, la vita e la morte. Il luogo in cui la felicità viene violentata dal disgusto. Bar Italia è una creatura parmigiana, come Robusti, ma per vederla bisogna andare a Sassuolo, in provincia di Modena alla galleria di arte contemporanea Annovi. E’ qui che    fino al 30 aprile restano appesi al muro 15 oli giganteschi ed è qui che viene distribuito il libro-catalogo    con l’introduzione critica di Alessandro Riva e 15 (uno per quadro) micro interventi di Gene Gnocchi, taglienti e stralunati, che calzano ai quadri come un guanto alla mano.

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Movimento artistico

30/11/2003

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(da Gazzetta di Parma del 30 novembre 2003)
Si stanno aprendo gli ultimi cassetti degli anni Sessanta e ancora ne escono capolavori. Il decennio più ricco e creativo della nostra storia recente non finisce di stupire. Specialmente nel campo dell'arte.
Ci ha dato le opere dei sofisticati pittori che ruotavano attorno alla rivista Azimut: Manzoni, Castellani, Bonalumi. Ci ha dato il Pop, con Mimmo Rotella, Tano Festa, Gino Marotta. Ci ha dato i protagonisti di Fluxus, con Giuseppe Chiari in prima linea.
E ci ha dato grandi personalità «indipendenti», come Mario Schifano, Pino Pascali, Francesco Lo Savio, Giuseppe Uncini, Mario Ceroli, Paolo Scheggi, Dadamaino. Tutti artisti (quelli sopravvissuti) che stanno godendo da tempo un grande successo commerciale, il piacere della celebrità, la considerazione degli storici dell'arte. 
Ma «il decennio magico» ci ha dato anche un altro fondamentale movimento, '«arte cinetica e programmata», che dopo avere vissuto momenti di gloria negli anni immediatamente successivi alla sua nascita, databile nel 1959, e dopo avere usufruito di magnifici posti in prima fila a varie edizioni della Biennale di Venezia, è caduto, per gli strani «scherzi» del mondo dell'arte, nel limbo dell'oblio, mentre le opere dei suoi protagonisti (il gruppo T a Milano e il gruppo N a Padova) sono rimaste «chiuse nei cassetti» fino alle soglie del nuovo secolo.

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Le cose parlano

15/4/2000

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Foto di Pierluigi Orler
Le cose parlano. Le linee, i colori, le ombre, i profumi sono la loro voce. Noi passiamo davanti alle forme senza ascoltare, sordi e ciechi. Solo i poeti hanno orecchio per sentire i sussurri che arrivano da una distesa di neve immacolata, dalle strutture metalliche di un ponte sull’autostrada, dai comignoli delle case di Essaouira, dal verde ora tenero ora cupo dei campi che si incrociano, dalla luce di una lampada. Qualche volta i poeti hanno la reflex a tracolla e scattano un’istantanea. 


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