
(da Gazzetta di Parma del 12 m,aggio 2009)
Un culatello che si rispetti ci mette diciotto mesi a diventare una delizia.
Deve soffrire due volte i rigori dell'inverno, godere due volte delle dolcezze della primavera, soffocare almeno una volta nell'afa di agosto e avvolgersi per un'altra stagione intera nell'umidità della nebbia. Anche Luca Piola, fotografo dell'agenzia Grazia Neri, ci ha messo diciotto mesi a far stagionare il suo racconto per immagini sulla Bassa. Un anno e mezzo passato su e giù per gli argini, sotto i portici dei paesoni guareschiani, nelle lanche rinsecchite, nel clangore delle officine dei fabbri ferrai, sotto i cieli notturni pitturati di cobalto o di fronte a quelli dardeggianti fiamme dei tramonti padani. Era partito a caccia di paesaggi è tornato con il carniere pieno di ritratti. Le belle «ghigne» della gente della Bassa. E dietro ogni volto si nasconde una storia.
(Clicca qui per continuare a leggere)
Un culatello che si rispetti ci mette diciotto mesi a diventare una delizia.
Deve soffrire due volte i rigori dell'inverno, godere due volte delle dolcezze della primavera, soffocare almeno una volta nell'afa di agosto e avvolgersi per un'altra stagione intera nell'umidità della nebbia. Anche Luca Piola, fotografo dell'agenzia Grazia Neri, ci ha messo diciotto mesi a far stagionare il suo racconto per immagini sulla Bassa. Un anno e mezzo passato su e giù per gli argini, sotto i portici dei paesoni guareschiani, nelle lanche rinsecchite, nel clangore delle officine dei fabbri ferrai, sotto i cieli notturni pitturati di cobalto o di fronte a quelli dardeggianti fiamme dei tramonti padani. Era partito a caccia di paesaggi è tornato con il carniere pieno di ritratti. Le belle «ghigne» della gente della Bassa. E dietro ogni volto si nasconde una storia.
(Clicca qui per continuare a leggere)